Attività ed Iniziative

Adaiewsky Torino Meandri 2021

L'evento presentato anche in Val Resia due giorni prima nella Casa della Cultura di Prato di Resia

La recente uscita per la LIM di Lucca del grande tomo contenente gran parte degli scritti dedicati alla musica di Ella von Schultz Adaiewsky sta generando degli inviti per enti e università italiane. Il primo è previsto nella prestigiosa Aula Magna dell'Università di Torino, organizzata dal dipartimento di etnomusicologia dell'ateneo. Ecco il significativo testo che forma le note di sala.

Nel novembre dell’anno 1883 una giovane musicista e compositrice russa nata a San Pietroburgo, di nome Ella von Schultz Adaïewsky, partì da Tarcento alla volta della Val Resia, piccola enclave linguistica la cui origine è al tempo ancora misteriosa, insediata da secoli sulle alpi italiane al confine con la Slovenia. Nel 2009 il manoscritto, che era rimasto sepolto in un vecchio baule da viaggio per più di 100 anni, è venuto fortunosamente alla luce presso lontani eredi della musicista pietroburghese. Nel soggiorno resiano Adaïewsky annota e studia i repertori di musica e danza, completando un trattato sulla musica resiana che costituisce di fatto una delle prime (se non la prima) ricerca etnomusicologica al mondo, e che adotta una metodologia di trascrizione, di studio e di contatto con l’alterità di sorprendente modernità e acume analitico.

Per ragioni a noi ignote il manoscritto di Adaïewsky non fu mai dato alle stampe né Adaïewsky, nella sua pur lunga carriera di musicista e musicologa, ne fece mai presagire l’esistenza. Questa straordinaria scoperta ha mutato radicalmente la prospettiva dalla quale è possibile osservare l’opera di Adaïewsky. Nuove indagini (Barzan e Meandri 2021) hanno inoltre portato alla luce alcuni racconti di viaggio editi dall’autrice in forma di feuilleton tra il 1894 e il 1895 sotto lo pseudonimo di Bertramin, testi che aggiungono dettagli importanti alla conoscenza del suo soggiorno italiano e dei suoi viaggi di ricerca con l’amico e linguista polacco Jan de Courtenay, anch’egli studioso dell’enclave linguistica resiana. Gli scritti di Adaïewsky testimoniano inoltre come l’impulso a nuove campagne di ricerca etnomusicologiche da parte della studiosa si intrecciò ai contatti con le prime organiche espressioni del movimento femminista in Italia.

La storia del ritrovamento, con letture di brani dal manoscritto e da altri testi dell’autrice, sarà accompagnata dalla esecuzione del primo libro dei 24 Preludi per pianoforte e voce. Quest’opera, scritta tra il 1903 e il 1907 sulle brevi e pascoliane liriche di suo nipote Benno Geiger, costituisce l’ultimo importante capitolo compositivo di Ella, espresso attraverso la singolare trasposizione liederistica di una forma strumentale come il preludio. Anche alcuni musicisti e critici dell’epoca rilevarono questa originalità, tra essi Marco Enrico Bossi.

Nei preludi, organizzati in forma di ciclo liederistico, si ritrova una sintesi del percorso artistico di Ella: si incontrano toni ecclesiastici come nelle sue prime composizioni “ortodosse” realizzate a Pietroburgo; momenti in cui il testo viene teatralizzato e reso drammaturgicamente; e ancora rimandi agli arcaismi e all'antichità, tendenza comune nelle arti del tempo ma che trova in Adaïewsky una sintesi originale, così come innovativa è la via attraverso la quale Adaïewsky si lascia ispirare dalla melodia popolare, su cui tanto aveva lavorato, senza mai utilizzarla in forma di calco o citazione, ma indagandone l’ethos musicale al fine di possederne il principio che consenta di ricreare la melodia come atto compositivo di cui ci si assume la piena responsabilità.

I Lieder di Ella e Benno, composti a Venezia, sono un’effigie di un flusso culturale centroeuropeo ancora fiduciosamente radicato nel linguaggio armonico-tonale ottocentesco, che tentava allora di sottrarre l’Italia dall’identificazione con il teatro musicale. Sono anche il canto del cigno di un’epoca che stava per chiudersi tragicamente; ma principalmente sono musica degna d’essere riscoperta, da molti definita un capolavoro per l’eccezionale compiutezza formale di queste minimalistiche e concentrate espressioni lirico-musicali.